giovedì 15 luglio 2010

14 luglio: la preparazione.

La grande notte si stava avvicinando.

Avevamo già passato la serata di lunedì a provare e riprovare i balletti, sul (piccolo) palco di una Agorà incandescente. Paolo e Maurizio ci avevano spronato a lungo affinchè mantenessimo una adeguata concentrazione, ma era piuttosto difficile perchè al caldo si aggiungeva una strana crescente agitazione nei ballerini, nesuno escluso.

Poi la serata di martedì abbiamo caricato tutto il materiale (scene, costumi, accessori e le nostre valigie di effetti personali) su due grandi furgoni, ai quali se ne sarebbero aggiunti altri due per i materiali del Service la mattina seguente: quella sera ridevamo e scherzavamo, pensando che la compagnia precedente era stata accreditata di addirittura un intero bilico di materiali... Noi 4 furgoni!

Finalmente arriva mercoledì mattina: la vigilia.

Tutti pronti, chi con i furgoni, chi in metropolitana, abbiamo raggiunto piazza San Babila ed alle 10 abbiamo diligentemente iniziato a scaricare i materiali.

E tutti, nessuno escluso, appena entrati nel backstage del grande teatro milanese, siamo rimasti a bocca aperta...

Enorme spazio posteriore, come non ne abbiamo mai visti prima.

Enorme quantità di camerini: ce ne potevamo prenere forse uno per ciascuno, e ne sarebbero forse rimasti qualcuno libero; e poi c'erano grandi spazi comuni per parrucchieri e costumisti, e gli spazi per le 'prime donne' addirittura dotati di divani e poltrone...

Abbiamo poi optato per prenderci dei camerini contigui: e, tanto per non perdere l'abitudine (o forse per farci un po' più di coraggio a vicenda ricreando una location un po' familiare), abbiamo deciso di stare in due per ciascun camerino. Più stretti ma più uniti.

Io ho subito scelto il numero 13: se doveva essere, che fosse!

L'intera mattina ci è andata per portare le merci nell'interrato del teatro e per sistemare (noi attori) vestiti ed accessori, mentre i tecnici e il Service (audio e luci) montavano rispettivamente scene e fari.

Lo sguardo verso la platea dal palco era mozzafiato: ancora una volta cercavamo di immaginare COME poteva essere vederla tutta piena, e quale emozione avrebbe potuto trasmetterci. Più ce la immaginavamo, più la cosa metteva ansia; ed a mezzogiorno, mentre tornavamo a casa, ognuno di noi sentiva dentro di sè emozioni contrastanti.

C'era una grande attesa, come quella che si percepisce prima di ogni impresa memorabile; e c'era, più o meno nascosta in fondo agli animi, il timore di essere ciascuno di noi proprio l'unica causa di una possibile debacle.

L'appuntamento era per il mattino dopo: le ultime prove...

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